In un’intervista a La Verità, l’amico di Totti ha confessato del prestito ricevuto e della passione per il gioco d’azzardo del Pupone
Cosa ha detto D.M, amico di Totti e funzionario del Ministero dell’Interno
Francesco Totti è nel mirino dell’antiriciclaggio per “un’attività opaca”. Sarebbero stati i soldi investiti al Casinò che hanno fatto scattare le indagini sull’ex calciatore. Oltre a questi, una somma ingente di denaro prestata ad un amico del Pupone. La rivelazione è uscita grazie ad un’intervista che l’amico di Totti ha rilasciato a “La Verità”. L’uomo che ha ricevuto una grossa somma di denaro ha quindi chiarito la situazione: ha avuto dei problemi economici importanti e ha chiesto un prestito all’amico di sempre. Francesco Totti, considerato dall’amico un uomo molto generoso non ha quindi desistito dall’aiutare l’amico denominato D.M. che nella vita lavorativa è funzionario del Ministero dell’Interno.
Il prestito all’amico non è un unicum: “E’ molto generoso”
D.M., l’amico di Francesco Totti, ha dichiarato di aver avuto problemi economici e di aver chiesto un prestito all’amico di 160.000 euro. “Lo ha fatto con me e non solo con me”, intendendo che il Capitano è molto generoso con i suoi affetti più stretti. Poi, però, si è espresso su una questione che è rimasta controversa: “Sono 24 anni che va al Casinò”, insistendo che non si tratta di una passione recente per il gioco d’azzardo ma di un’abitudine. “Si gioca i suoi suoi, è una questione sua”, ha confermato l’amico dell’ex calciatore.
D.M. conferma anche nella passione del gioco nei casinò sono coinvolti molti altri giocatori: “Ce sta Mbappè, ce sta mezza Roma, ci vanno tutti quanti”, ha affermato con il tipico dialetto romano. L’uomo, dipendente del Ministero dell’Interno respinge l’accusa che Francesco Totti lo paghi per giocare al suo posto. Ribadisce infatti di avere tutti i suoi soldi ancora, “fino all’ultimo centesimo”, afferma. Sostiene anche il prestito verrà ripagato a dosi ma che non ne ha spesi di quei denari prestati. Lui, in cuor suo, spera che il Capitano non gli richieda la somma ricevuta.