Secondo gli studi condotti dall’Istat la diseguaglianza sociale sarebbe scesa dal 30,4% al 29,6% grazie alle politiche sulla famiglia
Calcoli aggiornati per quanto riguarda le disuguaglianze sociali e le distinzioni tra famiglie. Il reddito e il rischio povertà sembrerebbe, secondo gli studi dell’Istat, ridotto e la diseguaglianza sarebbe scesa dal 30.4% al 29.6%. Il rischio di povertà si sarebbe ribassato dal 18,6% al 16.8%.
Si tratterebbe dell’effetto dovuto alle principali attività svolte in merito ai redditi familiari. La riforma Irpef, l’assegno unico e universale per i figli a carico, le indennità una tantum e i bonus per il rincaro energetico così come l’anticipo delle rivalutazioni delle pensioni.
Secondo il Codacons i dati dimostrebbero comunque che i bonus erogati dal Governo non bastano per risolvere la crisi economica in cui versano milioni di italiani. “Serve intervenire in modo più concreto con misure strutturali in grado di produrre effetti sul lungo periodo”, commenta il Codacons sullo studio Istat.
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La riduzione della povertà è stabilita da queste manovre politiche ma la Meloni non c’entra
Le politiche annunciate nella conferenza stampa dal Premier Giorgia Meloni non sarebbero quelle ad incidere sulla riduzione della povertà. Le misure più impattanti sarebbero quelle che riguardano i redditi familiari.
L’assegno unico ha determinato nel 2022 una riduzione del rischio di povertà di 3.8 punti percentuali per i giovani da 0 a 14 anni e di 2,5 per quelli da 15 a 24 anni. La riforma dell’irpef ha ridotto le aliquote medie effettive pari all’1,5% per l’intera popolazione con riduzioni sul rischio di povertà più accentuate nei ceti medio-alti.
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Il Presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, avrebbe comunque commentato che i dati non sono “degni di un paese civile”. Si tratta delle politiche del Governo Draghi che sono servite a chi guadagna meno di 35 mila euro. La politica dei bonus social quindi deve essere rivista perchè aiuta solo una fetta della popolazione. A pesare è certamente l’incognita inflazione.