Sembra la trama di un film ma non lo è: la terribile storia della Banda Cavallero

Banda Cavallero rapine strage
La Banda Cavallero (Foto da Instagram) YESLIFEMAGAZINE.IT

La Banda Cavallero disseminò il terrore durante gli anni ’60 compiendo numerose rapine. Una sfuggì di mano e si trasformò in una strage con diverse vittime

di Daniela Germanà

1 Dicembre 2022

Origini della Banda Cavallero

Siamo nella Torino del boom economico, nel quartiere denominato Barriera di Milano. In un contesto di forte desiderio di rivalsa sociale e crescenti sentimenti anarchici, si forma la banda Cavallero, gruppo di rapinatori.

Chi erano i componenti

Il capo indiscusso era Pietro Cavallero, da cui prende il nome la banda. Figlio di un falegname, attivista comunista, con lunghi periodi di disoccupazione, era un personaggio dotato di indiscusso carisma. A lui si unirono Adriano Rovoletto, figlio di un operaio, abitava alle Case SNIA di Corso Vercelli. Era il cassiere del gruppo. Vi era anche Sante Notarnicola, di origine pugliese, che aveva ricoperto il ruolo di segretario della FGCI di Biella: venditore ambulante di fiori e facchino. Infine, Donato Lopez di diciassette anni, unico minorenne e il più giovane della banda: disoccupato. Si annovera anche Danilo Crepaldi che, però, non fece in tempo a partecipare al loro crimine più efferato poiché morì in un incidente aereo nel 1966.

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La Banda Cavallero (Foto da Instagram) YESLIFEMAGAZINE.IT

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Il terrore seminato a Milano

Sembra la trama di un film poliziesco con inseguimenti e sparatorie ma ciò che realizzò la banda Cavallero è accaduto veramente, disseminando terrore e morte.

Il gruppo si rese protagonista di una serie di rapine nel corso degli anni ’60. Tuttavia, qualcosa andò storto nel colpo compiuto a Milano il 25 settembre 1967. Svaligiarono l’agenzia n° 11 del Banco di Napoli, in largo Zandonai. La polizia fece irruzione e Adriano Rovoletto viene fermato con il bottino. Gli altri componenti della banda, invece, fuggirono a bordo di una Fiat 1100 D rubata. Iniziò un rocambolesco inseguimento per le vie del capoluogo lombardo. I criminali diedero inizio a uno scontro a fuoco che investì anche passanti inermi che incontrarono la morte. Persero la vita tre morti Virgilio Oddoni, fattorino di una cartiera, Giorgio Grossi, studente di soli 17 anni e Franco De Rosa, un napoletano emigrato a Milano, colpito mentre era a bordo della sua 600 multipla. Si registrarono anche una dozzina di feriti (tra cui un bambino di 5 anni). In effetti ci fu una quarta vittima, Roaldo Piva, invalido di guerra ammalato di cuore, che riuscì ad aiutare la polizia fermando Rovoletto. Piva era cardiopatico e non resse alla concitazione del momento.

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La Banda Cavallero (Foto da Instagram) YESLIFEMAGAZINE.IT

Fine della corsa

L’auto su cui stavano fuggendo i malviventi sbandò, andando a finire contro un platano. I membri della banda cavallero vennero arrestati. Cavallero e Notarnicola riuscirono a scappare per essere poi acciuffati il 3 ottobre 1967. Vennero condannati tutti all’ergastolo tranne Lopez che si beccò 12 anni e 7 mesi di reclusione, “graziato” solo per la sua giovane età. Pietro Cavallero, tuttavia, fu carcerato nel 1988. In carcere si avvicinò alla fede cattolica e si pentì amaramente del suo passato. Divenne pittore e scrittore e trascorse il resto della sua vita ad aiutare gli emarginati. É morto nel 1997.

Sante Notarnicola uscì di galera nel 2000. Diventò un agitatore contro il sistema carcerario e si dichiarò “detenuto politico”. Durante il sequestro Moro, le BR chiesero allo Stato la liberazione di alcuni prigionieri in cambio della liberazione del politico; Sante Notarnicola era all’inizio dell’elenco dei detenuti da scarcerare.

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